2022: l’anno che verrà dei technical consumer goods nel retail

Dicembre 27, 2021

Volge al termine un anno davvero incredibile per il retail e per il mercato dei technical consumer goods. In effetti, il 2021 è riuscito a capitalizzare tutta l’influenza che, gioco forza, gli ultimi (quasi) due anni di pandemia hanno avuto sulle vendite di prodotti tecnologici ed elettrodomestici. Ci ripetiamo, ancora una volta, che il cambiamento dello stile di vita che il Covid ha prodotto su tutti noi, ha messo la casa al centro di tutte le attività: studio, lavoro, sport, salute e via dicendo….

Aspettando i risultati complessivi del mercato technical consumer goods, che arriveranno presumibilmente a gennaio, quello che è già assodato è che dal 2019 al 2021 gli acquisti degli italiani fatti online sono cresciuti da 31 miliardi di euro a 39,4 miliardi (Fonte: Osservatorio innovazione digitale nel retail e Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano) e l’aumento più significativo si è registrato nei prodotti, che sono passati da 18 miliardi di euro a 30,5 miliardi.

Dall’altra parte, l’altro grande trend emerso nell’ultimo anno, è stato quello di un ‘ritorno’ al negozio di vicinato, in virtù dell’assistenza e del rapporto privilegiato tra addetto e utente finale. A tale proposito, i dati di GfK del primo semestre 2021, facevano emergere un trend a doppia cifra per la tecnologia di consumo, precisamente del +21,3% a valore rispetto allo stesso periodo del 2020. La crescita delle vendite nei primi sei mesi dell’anno è stata più marcata nei punti vendita tradizionali (+75,5%) rispetto al canale online (+24,5%).

Quindi? Quali le conclusioni? Tirando le somme dei due macro trend espressi sopra, oggi i clienti sono alla ricerca di esperienze ‘miste’, da fare online o sul punto vendita fisico in ugual modo. Per fare questo, è necessario lavorare su di un aspetto di cui si parla sempre troppo poco, di certo non al centro delle attenzioni mediatiche (l’importante però è che lo sia – al centro – per i retail): la logistica. Sapevate che, secondo i dati Ipsos, i ritardi di consegna sono indicati come decisivi da un quarto degli acquirenti, mentre non preoccupano più di tanto i rischi relativi alla privacy e alla condivisione dei dati in rete? Questo dice molto su dove deve andare il focus delle insegne nei prossimi mesi, a maggior ragione se pensiamo che nel grocery si sta lavorando a ritmi importanti per consegnare in 15 minuti. E, secondo noi, sarà lì la vera discriminante nel futuro a medio-lungo termine, l’asticella a cui il commercio in generale sarà chiamato ad arrivare.

Detto questo, una domanda sorge spontanea: data la situazione (che tutti conosciamo) che merce potremmo mai consegnare (online o nel punto vendita) se non si riuscirà a risolvere nel breve tempo il problema di ‘shortage’ dei prodotti? Presumibilmente, i primi mesi dell’anno potrebbero soffrire maggiormente di scaffali con ‘buchi’ di prodotti. Le aziende, in maniera pressoché indistinta, stanno applicando aumenti dei listini per far fronte alle difficoltà di approvvigionamento globale. Una scelta che potrebbe portare a un trend di crescita del mercato più moderato rispetto al 2021, già nel primo semestre del 2022, ma che – se sfruttata – potrebbe anche nasconde una reale opportunità per il settore: vendere meno, ma meglio con una pressione promozionale meno stressata. Una occasione che, in realtà, anche il Covid aveva dato con la prima ondata, determinata da un bisogno concreto e imprescindibile di device in grado di mettere le persone in contatto virtualmente per lavorare e studiare, ma che, ahinoi, non è stata compresa.

Cosa succederà realmente lo scopriremo solo vivendo, ma è importante non continuare a perseverare, quando cambiare risulta ancora possibile…