Covid e servizio. Cosa ci ha insegnato la pandemia

Maggio 4, 2021

Sono lontani i tempi in cui il canale technical, soprattutto un certo tipo di retail massificato e ‘importante’ in termini di rappresentatività sul mercato, competeva offrendo l’offerta hi-tech ‘migliore’ a un rapporto qualità/prezzo eccellente, il tutto con un confronto ‘take-away’ col consumatore. Un modello che, a un certo punto, non ha più retto perché tanto assomigliava a quel ’nuovo’ modo di fare commercio dell’online, ma molto più innovativo e, paradossalmente, più incline a rispondere alle esigenze di comodità e di assistenza del cliente finale. E qui c’è stato un vero e proprio cambio di paradigma della vendita al dettaglio che ha rimesso in discussione tutte le regole del gioco.

Mentre tutti gli attori della filiera (chi più, chi meno) mettevano in piedi ogni tipo di strategia (omnicanale, multicanale, solo fisico, solo online….) per essere al passo, la vera e propria ‘disruptive’ col passato è arrivata a fine febbraio/inizio marzo 2020 col nome di Covid-19. Un avvenimento, che di certo nessuno poteva prevedere o aspettarsi, che ha fermato, di nuovo, l’evoluzione delle cose. O, meglio, le ha reindirizzate. Senza voler in alcun modo soffermarci sugli effetti della pandemia sulle vendite dei technical consumer goods, sul ruolo del negozio fisico e del canale online, l’attenzione vorremo indirizzarla in tutt’altra direzione: il consumatore e l’assistenza.

Indubbiamente il Covid ha fatto in modo, per cause contingenti, di ideare un servizio sempre più personalizzato e ‘uno a uno’ dedicato al consumatore. Anche per evitare code e assembramenti fuori dai negozi. Ma, soprattutto, servizi in grado di fare vivere una esperienza sicuramente più immersiva in negozio. Giuseppe Giannì, responsabile del punto vendita Unieuro Portello di Milano, ci parla di cosa ha ideato e offerto a tale proposito la catena nell’ultimo anno alla propria clientela….